lunedì 22 settembre 2008

GANGS OF CASERTA


La guerra tra bande criminali che ha trovato nell’episodio pazzesco di Castel Volturno un apice clamoroso ricorda quelle che si combattevano nelle metropoli americane negli anni Trenta. Anche lì le bande avevano una base etnica, gli “italiani” contendevano il controllo dei racket agli “ebrei” o ai “polacchi”, salvo poi ammazzarsi tra loro quando era in discussione la gerarchia tra i clan.

Il razzismo non c’entrava niente.

La lotta si svolgeva tra famiglie criminali reclutate preferenzialmente all’interno delle più recenti fasce d’immigrazione, e tra queste si stabilivano delle gerarchie di potere, fragili e violente. Qualcosa di simile accade nel casertano, dove i clan locali, spesso in guerra tra loro, cercano di ottenere la sottomissione dei nigeriani, che a loro volta tendono a comandare su altre etnie africane minori.

Si tratta di una questione criminale, antica e incancrenita, alla quale l’immigrazione clandestina ha aggiunto una nuova fascia di sfruttamento e di dominio.

La rivolta degli spacciatori nigeriani non ha nulla della lotta di liberazione.

Come tutte le questioni di ordine pubblico, anche questa richiede, in primo luogo, la restaurazione dell’autorità dello stato.

Rimandare al loro paese i clandestini, mettere in galera i boss della banda dei Casalesi e delle altre.

E’ difficile, richiede uno sforzo eccezionale delle forze dell’ordine e, se necessario, anche di quelle armate.

Il resto sono solo chiacchiere indebitamente dette sociologiche, in realtà solo qualunquistiche.

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