L’egocentrica megalomania che sottende a partigiane affermazioni di autogratificazione e autocelebrazione per l’andamento della stagione del Teatro Garibaldi imbarazzerebbe chiunque, ma non certo chi, per amicizie politiche, ha ottenuto, intuitus personae e senza alcun bando pubblico, l’incarico di gestire il cartellone annuale degli spettacoli teatrali.
Da chi non è sammaritano e utilizza, per incarico diretto e politicizzato, molto più di 120.000 euro a carico dei nostri concittadini, ci si attenderebbe quanto meno sobrietà e riconoscenza, ed invece si pretende anche di offrire sermoni all’opposizione perché riconosca la presunta capacità gestionale di qualche raccomandato politico.
L’opposizione attende risposte, invece, non rese dall’Assessore Delle Femine, su tutte le anomalie amministrative, procedurali e finanziarie di questa fumosa stagione teatrale; la bizzarria dell’artista, si ribadisce raccomandato, non dovrebbe invadere il campo della politica o, meglio, dell’amministrazione di una città sulla cui ruota qualcuno ha vinto la lotteria.
Chi ha mai autorizzato, e con quale atto, la spesa di prevendita pari a 3 euro per il concerto di De Gregori? Chi ha intascato quei soldi? L’assessore delle Femine, in consiglio comunale, ha confermato con imbarazzo di aver contestato questa scelta; ma intanto, ci chiediamo retoricamente, chi li ha presi questi soldi che devono essere risarciti ai sammaritani?
Come è possibile che i prezzi degli abbonamenti e dei biglietti, prima ancora che il consiglio comunale deliberasse le tariffe, venissero già pubblicizzati dalle brochure stampate dalla associazione della moglie del consulente artistico?
E a che titolo la moglie del consulente artistico, nella qualità di presidente di un’associazione che non ha alcun rapporto con il Comune di S. Maria C. V., fa pervenire, solo dopo richiesta del dirigente, uno scarno preventivo, senza dettagliata analisi dei costi relativi ai singoli spettacoli?
A che titolo questa “associazione familiare” si permette di annoverare tra le entrate, per un importo pari a 60mila euro, gli introiti per biglietti e abbonamenti che risultano, invece, di competenza dell’Ente in quanto corrispettivo tariffario per servizi a domanda individuale?
Quanto costano, singolarmente, gli spettacoli di cui il consulente con l’hobby della facile esternazione è anche produttore e che non ha avuto remore a inserire nel cartellone?
Alla faccia dell’incarico gratuito; tutto è profumatamente pagato in una gestione molto discutibile e capziosa: sull’intera gestione annuale del teatro, a seguito dell’interrogazione che ha palesato le enormi illegittimità sul tema e l’eloquente imbarazzo dell’assessore al ramo, dovrà ora esprimersi il consiglio comunale, perché il Teatro Garibaldi non può continuare ad essere strumento di clientelismo e palcoscenico per irriguardosi forestieri in cerca di compensata celebrità.
Da chi non è sammaritano e utilizza, per incarico diretto e politicizzato, molto più di 120.000 euro a carico dei nostri concittadini, ci si attenderebbe quanto meno sobrietà e riconoscenza, ed invece si pretende anche di offrire sermoni all’opposizione perché riconosca la presunta capacità gestionale di qualche raccomandato politico.
L’opposizione attende risposte, invece, non rese dall’Assessore Delle Femine, su tutte le anomalie amministrative, procedurali e finanziarie di questa fumosa stagione teatrale; la bizzarria dell’artista, si ribadisce raccomandato, non dovrebbe invadere il campo della politica o, meglio, dell’amministrazione di una città sulla cui ruota qualcuno ha vinto la lotteria.
Chi ha mai autorizzato, e con quale atto, la spesa di prevendita pari a 3 euro per il concerto di De Gregori? Chi ha intascato quei soldi? L’assessore delle Femine, in consiglio comunale, ha confermato con imbarazzo di aver contestato questa scelta; ma intanto, ci chiediamo retoricamente, chi li ha presi questi soldi che devono essere risarciti ai sammaritani?
Come è possibile che i prezzi degli abbonamenti e dei biglietti, prima ancora che il consiglio comunale deliberasse le tariffe, venissero già pubblicizzati dalle brochure stampate dalla associazione della moglie del consulente artistico?
E a che titolo la moglie del consulente artistico, nella qualità di presidente di un’associazione che non ha alcun rapporto con il Comune di S. Maria C. V., fa pervenire, solo dopo richiesta del dirigente, uno scarno preventivo, senza dettagliata analisi dei costi relativi ai singoli spettacoli?
A che titolo questa “associazione familiare” si permette di annoverare tra le entrate, per un importo pari a 60mila euro, gli introiti per biglietti e abbonamenti che risultano, invece, di competenza dell’Ente in quanto corrispettivo tariffario per servizi a domanda individuale?
Quanto costano, singolarmente, gli spettacoli di cui il consulente con l’hobby della facile esternazione è anche produttore e che non ha avuto remore a inserire nel cartellone?
Alla faccia dell’incarico gratuito; tutto è profumatamente pagato in una gestione molto discutibile e capziosa: sull’intera gestione annuale del teatro, a seguito dell’interrogazione che ha palesato le enormi illegittimità sul tema e l’eloquente imbarazzo dell’assessore al ramo, dovrà ora esprimersi il consiglio comunale, perché il Teatro Garibaldi non può continuare ad essere strumento di clientelismo e palcoscenico per irriguardosi forestieri in cerca di compensata celebrità.
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