Di Milena Di Mauro ROMA
- Con un sì unanime alla relazione del 'reggente' Ignazio La Russa, l'Assemblea nazionale di An ha detto sì al percorso che porterà a febbraio alla nascita del Pdl, dopo l'ultimo congresso di Alleanza Nazionale.
Già il cartellone azzurro che faceva sfondo al palco della presidenza, con la gigantesca scritta 'Verso il Pdl', non lasciava spazio a dubbi. E gli interventi, da quello dello stesso La Russa a quelli successivi degli ex colonnelli, si sono dipanati intorno all'inopportunità di conflitti o prove muscolari con Forza Italia, in vista dello scontato approdo.
La Russa ha spiegato che non esiste affatto "il cono d'ombra" nel quale alcuni commentatori vogliono ricacciare la destra ed è invece una scelta di An vivere il passaggio al Pdl "senza inutili protagonismi" e senza procedere "a colpi di conflittualita".
Ciò vale per l'azione di governo, sebbene oggi la destra abbia di nuovo alzato la bandiera dell'elezione diretta "del premier o meglio ancora del Capo dello Stato".
E' stato l'intervento del giovane sottosegretario Roberto Menia, amico di immersioni di Gianfranco Fini e assai seguito nel partito, a scuotere la non affollatissima e anzi un po' mesta platea. "Ci siamo incamminati, ma il modo in cui si cammina non mi convince. Manca di chiarezza, vitalità, slancio, proposta, passione, politica. Manca di sogno, di entusiasmo.
E per capirlo basta guardare questa sala", ha esordito.
E' stato subito chiaro che Menia stava scoperchiando un vaso di Pandora, oscurando persino il lungo intervento di Gianni Alemanno che negava divisioni tra colonnelli ma chiedeva "maggiore dibattito", mettendo in guardia da "infingimenti, unanimismi superficiali, facili entusiasmi, insidie" ed invitando a "travasare valori e passato" di An nel Pdl. "Nessuno venga a dirmi che non ho capito dove stiamo andando.
L'ho capito benissimo - ha affondato calmo Menia - Ma io non credo ai partiti leggeri, credo a quelli pesanti, fatti di uomini, di fede e di idee senza i quali nessuno di noi sarebbe dove oggi è. Neppure io, che sono al governo e sono un beneficiato. Ma non possiamo far credere alla nostra gente che non abbiamo più bisogno di loro, che abbandoniamo il nostro popolo per scegliere la più facile strada di un accordo di potere. L'unità di facciata non è obbligatoria.
E io non voglio un congresso di nominati, senza dibattito, in cui si finirà per gridare 'viva il parroco. Non voglio - conclude applaudito - magari anche ulteriori rendite di posizione, ma in un quadro di minoranza.
Non vorrei vedere il nostro patrimonio di uomini e di idee liquefarsi, non vorrei vedere Fini in futuro magari anche in posizioni ancora piu' alte ma come un generale senza esercito".
La Russa ribatte e riprende in mano la situazione: "Io non ho paura che Fini diventi un generale senza esercito. Questo rischio non esiste. Sarebbe senza esercito se il numero di disertori fosse alto, invece non ce n'é neppure uno. Neanche tu Roberto".
E ancora: "Non metteremo bandierine - ma coinvolgeremo nel percorso verso il Pdl militanti di base ed iscritti. Ci sarà dibattito ed io assicuro che l'identità di An sarà portata fino all'ultima briciola, dentro al Pdl. Non se ne perderà neppure un granellino.
Avevo detto che non saremmo stati ospiti in casa d'altri e non sto qui a fare il reggente per nulla, Garantirò questo". Per La Russa è intanto "assolutamente corretta" la percentuale 70-30 decisa in base ai rapporti di forza con Fi per costituire gli organismi che scriveranno le regole e condurranno alla confluenza nel nuovo soggetto.
E non esistono volontà annessionistiche da parte del partito di Berlusconi. Anche sul tema della reintroduzione delle preferenze alle europee, assai sentito in An per non finire soggiogati dalle percentuali robuste di Fi, La Russa propone una mediazione: testa di lista senza preferenze candidature a seguire con preferenze. La riunione volge al termine. Se ne va il ministro Andrea Ronchi, dopo aver detto che "An deve confluire a schiena dritta nel Pdl, essendone motore e linfa con i suoi valori e le sue idee".
Anche il ministro Matteoli assicura che "si sta creando il Pdl senza annessioni e senza prendere ordine da nessuno, ma con grande entusiasmo e convinzione".
E per il capogruppo dei senatori Maurizio Gasparri bisogna far presto ma "non è ora che dobbiamo parlare di spartizioni, della percentuale di An e Fi negli organi di gestione.
La vera sfida é quella culturale".